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Newsletter N.5
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Newsletter n.5

La lunga estate calda della lana
di Elena Pagliarino

L’estate 2021 è stata molto "calda" per il mondo della lana italiana. Numerosi eventi sono stati organizzati in tutta Italia per valorizzare questa materia prima, l’allevamento ovino da cui proviene (in particolare quello delle razze locali) e i territori vocati a questa produzione. La concentrazione degli eventi in pochi mesi, la grande partecipazione dei diversi attori della filiera (dalle istituzioni pubbliche alle imprese, dal mondo scientifico a quello del terzo settore, ecc.) e la ricchezza di esperienze e punti di vista presenti dimostrano la ripresa di interesse, iniziative e speranze sulla lana italiana.
Si è cominciato con il convegno sulla pecora Ciuta in Valtellina, a Santa Caterina Valfurva, il 3 e il 4 luglio 2021. Si è proseguito con la Sibillini Summer School, un innovativo progetto formativo che ha interessato una trentina di giovani nell'Alto Maceratese, dal 22 agosto al 12 settembre 2021, per approfondire le problematiche, le potenzialità e le opportunità imprenditoriali e occupazionali di tre settori ad alto valore
aggiunto: la lana autoctona, il legno e il territorio montano. Il percorso formativo, inizialmente separato per le tre classi (lana, legno e territorio), si è concluso in modo congiunto, con la collaborazione di tutti i partecipanti alla realizzazione di un prototipo di rifugio (che resterà sul territorio) costruito in lana e legno. Il 4 e il 5 settembre 2021 a Valgrisenche, in Val d’Aosta, si è tenuta la terza edizione del festival della lana
Mo’delaine. Invece, a Collegno, in provincia di Torino, si è arrivati alla 27a edizione  della manifestazione “Filo lungo Filo, un nodo si farà". Infine, ad estate ormai terminata, il 2 ottobre 2021 a Biella si è tenuto il convegno del progetto di cooperazione nazionale e transnazionale “Tramando s’innova” intitolato: “100% lana italiana – Ambiente – Sostenibilità – Economia”. Il progetto Sheep Up è stato sempre presente con presentazioni e interventi che hanno illustrato le attività generali e quelle specifiche del Working Package (WP) dedicato alla lana. La percezione è che un rinnovato interesse muova il settore e che la strada per la valorizzazione della lana italiana passi attraverso la tradizione, l’innovazione e soprattutto la collaborazione fra le tante iniziative in corso nel nostro paese. In questo senso, il progetto Sheep Up può fare da stimolo non solo per gli aspetti di ricerca e sviluppo, ma anche per la messa in rete di esperienze.

I pastori di Lamon e Sovramonte. La tradizione
di Daniela Perco

I pastori dell'altopiano lamonese sovramontino praticavano, fino agli anni '80, una transumanza mista, con l’affitto di pascoli estivi di alta quota (fino a 2500 metri), lo sfruttamento di pascoli intermedi, talvolta a pagamento, e la discesa nel tardo autunno verso la pianura veneta e friulana. Due erano le modalità di conduzione delle greggi: la pastorizia vagante (andar a reméngo) e quella semistanziale (andar in posta), in base alla diversa consistenza del patrimonio ovino posseduto da ciascuna famiglia. I remenganti erano proprietari di greggi di grandi dimensioni (da 500 a 1000 capi), non disponevano di ricoveri e si spostavano in continuazione nelle aree di pascolo frequentate per tradizione anche dai loro padri. I pastori postarói possedevano greggi più ridotte (30-80 capi) e svernavano in una pòsta di pianura, cioè in una casa di contadini con cui essi stabilivano un accordo annuale. Alla famiglia di postarói era concesso l'uso del focolare e di un fienile per dormire, per sei-sette mesi all'anno. Il reiterarsi di questi soggiorni per 10-15 anni presso una stessa famiglia favoriva l'instaurarsi di forti legami affettivi e di parentela spirituale, o addirittura di matrimoni, e di processi di acculturazione più o meno intensi, oggi rilevabili soprattutto a livello linguistico. Non era raro che i pastori postarói si stanziassero in qualche paese della pianura. A Martellago, ad esempio, tra il 1635 e il 1852, presero stabile residenza 23 famiglie di pastori feltrini (Giop, De Bortoli, Giacomel, Zanin, Brentel, Tonin) provenienti da Feltre, Faller, Servo, Aune (Manente, 2007).
Aggiornamenti in merito all'indagine sull'indicazione "Prodotto di Montagna"
di Leonardo Cei

Il Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali (TESAF) dell'Università di Padova ha intervistato produttori che usano l’indicazione
“Prodotto di Montagna” su prodotti della filiera carne nell’arco alpino. L'obiettivo è di rilevare i vantaggi e le limitazioni di tale strumento nell’ottica di un suo possibile utilizzo da parte degli allevatori del progetto. Al momento sono in corso interviste con i distributori (macellerie e ristoratori) delle carni delle quattro razze ovine locali per identificare la struttura della parte finale della filiera e per analizzare eventuali punti critici o possibili opportunità da sfruttare. Parallelamente è in corso la predisposizione di un questionario sulla disponibilità dei consumatori di razze locali a pagare per l’indicazione “Prodotto di Montagna” e per sistemi di allevamento che apportino maggiori servizi ecosistemici.
Aggiornamenti in merito all'analisi della qualità delle lane
di Antonio Mauro

Tra settembre ed ottobre sono state completate le visite presso il gruppo di allevatori che ha partecipato alla fornitura di campioni di lana per lo sviluppo di analisi merceologiche come previsto dal progetto Sheep-up. Quest’anno sono stati visitati allevatori di pecore Lamon e Alpago; mentre lo scorso anno di Brogna, Foza e transumanti. Tutti i campioni di lana raccolti sono già stati analizzati. Attualmente, i velli raccolti sono in corso di lavorazione per la realizzazione di filati in condizioni standardizzate. Il confronto dei risultati di laboratorio con i vari campioni di filati, unitamente a quanto raccolto nel corso delle varie interviste, fornirà utili indicazioni circa gli impieghi ottimali di dette lane. La conclusione di questa parte del lavoro è prevista per febbraio-marzo del 2022. Seguiranno subito dopo gli incontri con i vari allevatori per illustrare quanto riscontrato e discutere le modalità più idonee all’applicazione di quanto ritenuto di maggiore interesse da parte degli stessi allevatori.
 
COME PUOI AIUTARCI?

1) condividendo foto e racconti della tua esperienza con le razze ovine autoctone e aggiungendo l’hashtag #SheepUp e mettendo mi piace alla pagina Facebook di Sheep Al.l. Chain;


2) inviando contenuti, riflessioni e consigli a catie.burlando@etifor.com.

Iniziativa finanziata dal Programma di sviluppo rurale per il Veneto 2014-2020
Organismo responsabile dell’informazione: Centro Consorzi
Autorità di gestione: Regione del Veneto - Direzione AdG FEASR Parchi e Foreste

Per informazioni sul progetto
bit.ly/sheep-up
Sheep Up è realizzato dal Centro Consorzi (Capofila) in partnership con: Fardjma, Fea De Lamon, Az. Agricola Giopp Ruggero, Associazione di Promozione e Tutela della Pecora Brogna, Comune di Foza, Università di Padova Dip. TESAF, Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo-UNISG, CNR-IRCRES, Unione Montana Alpago, Comune di Lamon, Az. Agricola Dal Molin Guglielmo, Etifor Srl.
 
Etifor | Valuing Nature, Piazza A. de Gasperi 41, 35131 Padova, Italia
 
 

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